Cervicalgia e artrosi

Descrizione

La cervicalgia è uno dei disturbi più diffusi nel mondo occidentale: si tratta il più delle volte di un’infiammazione cervicale, che colpisce le vertebre superiori della colonna vertebrale, quelle che sostengono il collo e la testa. Il dolore causa l’irrigidimento del collo e una forte diminuzione nelle capacità di movimento, tende a irradiarsi alle spalle e alle braccia, e a essere accompagnata da altri sintomi quali mal di testa, vertigini, nausea e disturbi sensoriali alla vista e all’udito.

Cause e fattori predeterminanti della cervicalgia:

Quando si parla di cervicalgia (cervicale infiammata) ci si riferisce al dolore localizzato nella regione cervicale della colonna vertebrale, nota anche sotto il nome di rachide cervicale. È costituita da sette vertebre, che formano l’asse di sostegno del collo e della testa. I dolori e le infiammazioni che coinvolgono quest’area sono principalmente di origine traumatica e possono riguardare le vertebre cervicali, le articolazioni o la muscolatura che le sorregge.

I traumi possono essere dovuti a :

  • una postura scorretta come può accadere a chi svolge un’attività professionale che costringe a stare seduti per lungo tempo a una scrivania o in automobile;
  • una scarsa attività fisica che determina una perdita di tono muscolare e, di conseguenza, predispone maggiormente a strappi muscolari in seguito a movimenti bruschi o improvvisi;
  • un trauma di natura occasionale (colpo di frusta, incidente nello sport,..);
  • lo stress, che determina una tensione muscolare eccessiva e rende più sensibile la regione ai traumi e alle reazioni infiammatorie.

Altri fattori predeterminanti possono essere:

  • una alterazioni nella curvatura della colonna vertebrale come la scoliosi, la cifosi dorsale o la lordosi lombare, che possono anche provocare lombalgie;
  • patologie dovute alla progressiva degenerazione delle ossa, come l’artrite reumatoide, l’osteoartrosi;
  • l’ernia del disco o ernia cervicale (spesso una diretta conseguenza dell’artrosi): in questo caso si verifica una progressivo degenerazione dei dischi invertebrali, che col tempo tendono a consumarsi, schiacciando e comprimendo le vertebre e causando dolori e rigidità;
  • una malocclusione dentale: cioè, quando le arcate dentali non si chiudono correttamente a bocca chiusa e causano tensioni e fastidi alla mandibola. Il dolore si irradia fino al tratto cervicale e possono causare anche forti mal di testa.

I sintomi della cervicalgia:

Il dolore percepito dai pazienti affetti da cervicalgia può essere localizzato in zone diverse della colonna cervicale. La localizzazione aiuta spesso a capire l’origine del problema, se coinvolge o no i nervi e se magari è in corso una reazione infiammatoria. In base alla localizzazione del dolore, si possono distinguere tre categorie di dolori cervicali:

  • La cervicalgia, in cui il dolore riguarda principalmente il collo ed è accompagnato da una rigidità muscolare e da una limitata mobilità della zona colpita ( simile al torcicollo)
  • La sindrome cervico-brachiale, nella quale i dolori tendono a irradiarsi alle spalle, alle braccia e talvolta alla mano. La comparsa di formicolii o eccessiva sensibilità agli arti interessati è l’indizio di una compressione anomala dei nervi cervicali.
  • La sindrome cervico-cefalica, che determina la comparsa di cefalea di tipo tensivo oppure emicrania, vertigini, disturbi alla vista o all’udito, nausea e vomito.

Quando sono di origine traumatica i dolori regrediscono spontaneamente in qualche giorno con l’ausilio di farmaci o da integratori alimentari ad azione antifiammatoria. Però, se l’infiammazione non è stata curata adeguatamente, o se c’è una patologia non correttamente diagnosticata a spiegare l’insorgenza dei sintomi, si possono ripresentare. Se la cervicalgia si protrae per più di tre mesi, si può definire cronica, e può diventarlo se persistono fattori come lo stress o le posture scorrette, ma anche in presenza di malformazioni congenite alla colonna vertebrale, oppure di malattie degenerative come l’artrosi cervicale. È importante, inoltre, distinguere l’esatta origine del dolore. Esso può infatti dipendere dai traumi muscolari, da problemi a carico delle articolazioni, o ancora da lesioni ai nervi, che possono essere infiammati o comunque sollecitati e compressi: questo avviene per esempio nell’ernia del disco. L’origine del dolore può essere identificato da un medico specialista, solitamente un ortopedico o un fisiatra, attraverso gli opportuni esami diagnostici ( radiografia, TAC, risonanza magnetica o elettromiografia).

Prevenzione, e cura:

Chiaramente, non tutti i fattori di rischio dipendono dal nostro controllo (l’avanzare dell’età, per esempio, espone più facilmente alla cervicalgia così come per esempio al mal di schiena e all’artrosi), ma è possibile tentare di escludere o di ridurre i fattori che possono esporci maggiormente a questo tipo di disturbi.

La prevenzione passa prima di tutto attraverso la conduzione di uno stile di vita sano:

  • mantenere un regime di esercizio fisico costante, aiuta a rafforzare e mantenere tonici i muscoli e le articolazioni del collo;
  • prestare particolare attenzione alla postura, che andrebbe corretta per ridurre le tensioni muscolari e i carichi eccessivi sulle articolazioni del collo;
  • ridurre lo stress e i fattori che scatenano l’ansia, fonte di eccessive tensioni muscolari, può essere un ulteriore aiuto.
  • assumere come azione curativa (per ridurre i processi di infiammazione) e preventiva (nel confronto di malattie degenerative come l’artrosi) un integratore alimentare naturale che non induce effetti collaterali, può essere molto utile.

La fisioterapia può aiutare a correggere gli errori posturali e a ripristinare la funzionalità della parte colpita una volta che si sono risolti i sintomi più acuti. Esercizi di stretching e di rafforzamento muscolare, massaggi o manipolazioni eseguite da professionisti possono aiutare a prevenire il ripresentarsi dei sintomi, ma solo se il dolore non è di origine infiammatoria o non è originato da artriti o ernie.

Per alleviare il dolore, si può ricorrere ai farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) o ai cortisonici assunti per via orale oppure tramite l’applicazione di pomate, gel o creme, prescritti dal medico solo nei casi più gravi per via dei numerosi effetti collaterali. Quando il dolore non risponde alle comuni terapie, può significare che c’è qualche altra patologia a causarlo, e ne va identificata l’origine. Alla terapia farmacologica è necessario associare un comportamento orientato alla riduzione della sintomatologia: la parte colpita andrebbe tenuta il più possibile a riposo, magari mediante l’applicazione di un apposito tutore (il collare ortopedico). La chirurgia si può rendere necessaria in presenza di patologie che causano compressioni a livello del midollo spinale o dei nervi, come avviene nell’ernia del disco.

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